Bio

Carlalberto Mattaroli - Atelierista, Roma

Dopo il Liceo Scientifico, nel 2000 conseguo il Diploma di Laurea in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. L’attività come illustratore nel 2001 mi avvicina al mondo dell’infanzia. Dal 2003 lavoro come atelierista negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, conduco laboratori creativi e attività sulla didattica museale. Proseguo la mia personale ricerca dedicandomi all’approfondimento delle varietà dei linguaggi espressivi, tramite un Master Universitario sulla Musicarterapia nella Globalità Dei Linguaggi, presso l’Università di Roma Tor Vergata ed un corso sulla didattica dell’Arte di Bruno Munari. Sono attualmente iscritto alla Facoltà di Scienze dell’Educazione.


Curriculum

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Modus Operandi

Nella mia ricerca e nel mio lavoro attingo a varie metodologie adottandone gli aspetti che ritengo più interessanti, per “contaminarli”, adeguarli, ed a volte plasmarli attraverso le mie personali convinzioni, il mio intuito, la mia esperienza, la mia personale sensibilità e la mia visione del mondo.

Credo sia molto importante creare le condizioni che consentano di non dire di “no” ad un fanciullo che si attiva in un processo molto complesso di elaborazione, di trasformazione e di conquista che mette in atto relazionandosi a diverse situazioni ed al mezzo espressivo.

Impadronirsi di una tecnica non significa applicarla in modo rigido, significa acquisire consapevolezza per poi adottare soluzioni personali che vanno oltre la tecnica stessa.

Ognuno di noi possiede potenziali espressivi. L'arte, in tutte le sue forme ( musica, pittura, danza, ecc. ) offre la possibilità di espressione, la possibilità di esternare le proprie emozioni, di affermare se stessi secondo il proprio “stile”; e questo processo, poiché è trasformazione, e cambiamento della persona stessa , è terapeutico.

Per la GdL la stereotipia dell'handicappato, l'opera d'arte dell'artista e il gioco del bambino, assumono uguale valore creativo nella capacità di reintegrazione al mondo esterno.

Alla base della percezione c'è un atto psichico di azione sul mondo, in cui entrano in gioco le intenzioni, la corporeità nello spazio e l'emotività che investe tale spazio. Ogni visione ha radici in una visione interiore: “il processo immaginativo, inarrestabile e involontario, rende attivo l'essere umano (Handicappato o no) anche immobile (nel sonno, in transe, in coma)” ( S. Guerra Lisi, Sinestesiarti nella Globalità dei Linguaggi, Borla, Roma, 1998, p.29 ).

Il disegno infantile è il risultato di una elaborazione psico-senso-affettiva. E poiché questa elaborazione influenza ed è influenzata dagli strumenti adoperati per l'espressione, parliamo di “invenzione del modo di fare, nel fare”. Il disegno trascrive una percezione emotonica-affettiva della realtà. Non un riflesso della realtà sensibile ma una visione interna, propriocettiva e sinestesica.

Dunque il disegno ( e l'espressione “artistica” in genere ) offre al bambino la possibilità di comunicare i suoi stati d'animo, i suoi desideri, le paure, le ansie ed i conflitti, attraverso un linguaggio non verbale.

Un aspetto importante nella produzione del disegno, è dato dal piacere profondo del compiacimento, determinato dal lasciare una traccia di sé durevole ed in armoniosa continuità tra il proprio mondo interiore e il mondo sul quale incidere.

“Uscire dallo spazio interno a quello esterno, affermare, estendere in esso la propria forma è il primo atto di comunicazione involontario che diventa consapevole nella verifica della propria impronta: segno di sé che, nel compiacimento della traccia, si trasforma in segnale comunicativo della propria presenza”( B.Aucouturier,A.Lapierre, La simbologia del movimento,p.65 in S.Guerra Lisi,La trans-formazione possibile nella Globalità dei Linguaggi,Del Cerro,Pisa,2006 ).